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15 maggio 2020

Salone Extra 2020

Tutta la città ne parla - Amitav Ghosh, Valentina Bonavoglia

Da anni per me il mese di maggio significa una cosa sola: il Salone internazionale del libro di Torino. Solitamente, mentre torno  a casa dopo un’estenuante giornata a esplorare stand e assistere a incontri, sto già pensando all’edizione dell’anno dopo.
Quest’anno, a causa del Covid-19, come molte altre manifestazioni – letterarie e non – anche il Salone ha rischiato l’annullamento. Tuttavia, fortunatamente, il comitato organizzativo del festival ha optato per un palinsesto di incontri virtuali tenuti sui suoi canali social e su Rai Radio 3 che permette di assistere lo stesso alle conferenze con gli ospiti del mondo letterario internazionale.
Proprio su Rai Radio 3 è andato in onda venerdì 15 maggio l’incontro che vedeva protagonisti lo scrittore di origine bengalese Amitav Ghosh, la rappresentante del movimento Fridays for Future Valentina Bonavoglia e la scrittrice e traduttrice Claudia Durastanti in veste di interprete dello scrittore.
Durante l’incontro, Ghosh e Bonavoglia hanno dialogato sui temi dell’ambiente e della pandemia di Covid-19. Lo scrittore, che da molti anni si occupa, nei suoi romanzi e sul suo blog, della crisi ambientale che stiamo fronteggiando, sostiene che nonostante si sia cominciato a parlare di più dei risvolti che l’azione umana sta causando sulla natura e sull’ambiente, non siamo ancora abbastanza consapevoli del fatto che la crisi sta accadendo adesso. A partire dalla letteratura fino alla politica, il problema non viene sentito come immediato, ma come qualcosa che potrebbe succedere in un ipotetico – distopico – futuro. 
Come Ghosh sostiene nel saggio “La grande cecità”, la letteratura ha il compito fondamentale di risvegliare le coscienze e mettere in evidenza un cambiamento che affligge non solo l’essere umano, ma anche la natura. Questo compito, però, non è ancora stato recepito poiché la letteratura è ancora legata a una scrittura identitaria che isola l’immaginazione dal contesto reale.
Non solo: esiste un racconto per cui la crisi ambientale viene percepita come un problema dei “poveri”. Sono i poveri che sono visti come coloro che soffriranno di più per le conseguenze di ciò che sta accadendo, mentre l’Occidente, ricco e avanzato, non avrà ripercussioni. La realtà dei fatti, però, contraddice questa tesi e Ghosh porta a esempio gli incendi che devastano la California e l’Australia e le piogge torrenziali improvvise che allagano il sud Italia o contribuiscono a indebolire infrastrutture come il ponte Morandi di Genova, mentre i periodi di siccità prolungata mettono a rischio la filiera agricola. La stessa epidemia di Covid-19 mostra quanto i Paesi più ricchi siano stati colpiti sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista economico. È bastato poco per mettere in crisi le più grandi economie mondiali. 
Secondo Ghosh, inoltre, esiste un collegamento tra la crisi ambientale e il Covid, ed è l’accelerazione che ha subito il mondo negli ultimi trent’anni. Lo sviluppo industriale e l’emissione di gas serra, l’eliminazione delle distanze, il fatto di volere sempre di più da parte dell’uomo senza riuscire a rinunciare più a nulla ha portato a un intervento più invasivo e violento nei confronti della natura. È presumibile, quindi, che ci saranno altre epidemie in futuro, che saranno sempre più rapide nel diffondersi e metteranno tutti a dura prova, portando sempre più persone a migrare. Il fenomeno della migrazione climatica è in corso da anni. La stessa famiglia dello scrittore ha iniziato a migrare a metà dell’Ottocento in seguito a un’alluvione che spazzò via il loro villaggio, essendo il Bengala una regione fortemente influenzata dal clima. In “Il paese delle maree” Ghosh descrive molto bene l’eco-regione delle Sundarbans in cui le maree fanno inabissare continuamente le isole insieme alle comunità che ci vivono, costrette a spostarsi per salvarsi. 
Durante l’ondata migratoria in Italia del 2015 Ghosh aveva voluto intervistare alcuni dei molti bengalesi che si erano rifugiati nel nostro paese, chiedendo loro cosa li spingesse a migrare dalla propria terra. Tra i fattori il clima era sicuramente una delle ragioni, ma non la sola: il processo migratorio era, piuttosto, il risultato di una crisi planetaria. Anche il protagonista dell’ultimo romanzo di Ghosh “L’isola dei fucili” si confronta con realtà fortemente minacciate dal clima: oltre al Bengala, dove è nato, anche la città di Venezia.
In conclusione del suo intervento, alla domanda di Bonavoglia su cosa pensa che accadrà nell’immediato futuro post Covid, Ghosh risponde: “È una tragedia che la pandemia si sia scatenata in un momento in cui i movimenti sono fondamentali per risvegliare le coscienze; è un momento in cui c’è bisogno di una comunità che si muova come un sol uomo, mentre in questo momento siamo tutti spinti all’individualità e a rinchiuderci nelle nostre case. Quello che spero è che si possa tornare il prima possibile alla socialità”.
Vi lascio qui sotto il link allo streaming dell’incontro sul sito di Rai Radio 3. 
Buon ascolto!


https://www.raiplayradio.it/audio/2020/05/TUTTA-LA-CITTAapos-NE-PARLA-e915ec7b-9d03-4f4e-a795-04d0fa836972.html

 

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Martina Morelli

Ho studiato hindī all’Università degli Studi di Torino e mi sono laureata in Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa con una tesi di confronto su yoga e sufismo. I miei interessi riguardo al subcontinente riguardano il cinema, la letteratura, in particolare quella della diaspora, e il contesto multiculturale che caratterizza il Paese.

Leggete le nostre recensioni dei libri di Amitav Ghosh:

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