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L'interprete dei malanni
Genere: raccolta di racconti
Voto: 4 / 5
Autore: Jhumpa Lahiri
Anno: 1999
Titolo originale: Interpreter of Maladies
Trama
Una raccolta di nove racconti, nove storie diverse che offrono uno spaccato di vita dei vari protagonisti, come il signor Pirzada, un professore bengalese che lavorava negli Stati Uniti lontano dalla moglie e dalle sette figlie. Era il 1971 e il Pakistan orientale (l'attuale Bangladesh) stava attraversando una guerra civile che l'avrebbe portato all'indipendenza dal Pakistan occidentale (l'attuale Pakistan). In quel periodo di tensione, ogni sera il signor Pirzada andava a casa della famiglia di Lilia per vedere il telegiornale con i suoi genitori, indiani anche loro, nella speranza di avere informazioni sulla propria famiglia, che non sentiva ormai da mesi.
E poi la storia del signor Kapasi, autista e guida turistica, che lavora anche da interprete di Gujarati (una delle lingue indiane) per il medico del suo paese, e che dà il nome alla raccolta. 
Jhumpa Lahiri
Nasce a Londra nel 1967 da genitori bengalesi, e cresce negli USA fin dall'età di due anni. Dopo gli studi letterari, si dedica alla scrittura. Dal 2012 fa parte dell'American Academy of Arts and Letters e dal 2015 è professore di scrittura creativa all'Università di Princeton. Attualmente vive a Roma.
L'interprete dei malanni è il suo primo lavoro e nel 2000 ottenne il Premio Pulitzer. Seguono:
  • L'omonimo (2003)
  • La moglie (2013)
  • Una nuova terra (2008).
Nel 2015 pubblica la sua prima opera scritta direttamente in italiano, In altre parole, in cui racconta l'esperienza di imparare e scrivere in una lingua acquisita.
Sul romanzo è stato scritto...
​ "Una scrittrice di eleganza ed equilibrio straordinari".
The New York Times
[...] "Il signor Pirzada non verrà, oggi. E, soprattutto, non bisogna considerarlo indiano" sottolineò mio padre [...]. Non significava niente per me. I miei genitori e Pirzada parlavano la stessa lingua, ridevano alle stesse storielle, avevano più o meno lo stesso aspetto. Accompagnavano il cibo con il mango in salamoia, mangiavano riso con le mani tutte le sere per cena. Come i miei genitori, Pirzada si toglieva le scarpe prima di entrare in una stanza, masticava semi di finocchio dopo i pasti per digerire, non beveva alcolici, al posto del dolce inzuppava biscotti in una tazza di tè dopo l'altra. Eppure mio padre voleva a tutti i costi farmi capire la differenza [...]
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