Trama

Devdas, figlio di un ricco proprietario terriero bengalese, ritorna a casa dopo dieci anni passati a Londra per conseguire gli studi in legge. Ad aspettarlo oltre a sua madre e a tutta la sua famiglia c'è Paro (Parvati), figlia dei vicini di casa e sua amica d'infanzia con la quale condivide un legame molto forte. Paro nutre da sempre un profondo affetto per lui, ha persino tenuto acceso un lumino in suo onore per tutti questi anni ed è proprio la 'sua' Paro che Devdas saluta per prima al suo ritorno. Quando si incontrano appare chiaro che né il tempo né la distanza sono riusciti a scalfire il loro legame, ma entrambi sono cresciuti e presto capiscono che quella amicizia è diventata amore. Sposarsi sembra il passo più giusto da fare, e la madre di Paro ne è più che felice, ma quando ne parla con la madre di Devdas viene pubblicamente umiliata e la proposta viene rifiutata perché la famiglia di Paro appartiene ad un rango inferiore. Paro cerca di convincere Devdas a trovare comunque una soluzione per stare insieme, ma dopo un'accesa lite con i suoi genitori, Devdas, furioso, se ne va di casa abbandonando tutti, compresa Paro, mostrando quel lato violento, insicuro e fragile di sé che lo trascinerà in un abisso dove vivrà schiacciato dal senso di colpa.

È una delle tante trasposizioni cinematografiche dell'omonimo romanzo di Sarat Chandra Chattopadhyay, pubblicato nel 1917, nonché quella che ha ricevuto più riconoscimenti sia a livello nazionale sia internazionale. Ciò che la rende particolare è il modo in cui viene raccontata la storia: immersa in uno sfarzo quasi surreale e atemporale, si snoda in un turbine colorato di stoffe e gioielli che danzano seguendo delicate coreografie su note tradizionali e che permettono a dialoghi ricchi di pathos di non apparire quasi, mai banali ma di indagare a fondo i sentimenti umani.